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Animali del Salento: la civetta o "cuccuvescio"
Civetta, vanitosa, che attrae gli ammiratori con vezzi e leziosità: questo modo di dire deriva dal fatto che questo grazioso rapace, così comune anche in Salento, veniva usato dai cacciatori come richiamo per attirare i piccoli passeriformi attraverso un gentile modo di battere le ali, inchini e ammiccamenti che costituiscono un irresistibile spettacolo per le prede.
In Salento è un uccello molto comune che vive volentieri nelle vicinanze degli abitati civili dove c’è presenza umana, sulle torri, le arcate dei portici e nelle soffitte ma ama gli ambienti più disparati, dalle vecchie querce in aperta campagna ai frutteti.
La civetta (Athena noctua) generalmente non supera i 22 cm di lunghezza, con un’apertura alare di circa 50/60 cm. E’ carina, con la testa appiattita e i dischi facciali abbastanza evidenti con il fondo biancastro. Gli occhi gialli, le piume superiormente di colore bruno macchiato di bianco, inferiormente di colore bianco a strie brune.
La femmina è leggermente più grande del maschio.
Le sue brevi ali le permettono di volare rapidamente ma solo in linea retta, quando si posa si rannicchia ma si drizza subito se disturbata.
E’ un uccello allegro e spigliato anche di giorno, non teme l’uomo e non dorme mai così profondamente da lasciarsi sorprendere, il minimo rumore la sveglia, e vede benissimo anche di giorno.
La civetta è carnivora, l’alba e il tramonto sono le sue ore preferite e si nutre di topi, uccellini, rettili, anfibi, pipistrelli e grossi insetti. Appena scorge uno di questi animali, gli piomba addosso quasi ad ali chiuse, lo afferra per una zampa, e poi torna al luogo da cui è partita. Poi, con la preda tra gli artigli, rimane tranquilla per qualche tempo prima di ucciderla con due o tre beccate.
Come tutti gli Strigiformi è capace di ingoiare le prede intere, salvo poi rigurgitare, sotto forma di Borra, le parti indigeribili (peli, piume, denti, ossa, guscio cheratinizzato degli insetti).
La riproduzione avviene tra aprile e maggio, le uova sono deposte nelle fessure delle rocce e degli alberi, sotto i mucchi di pietra, in tane di conigli e nelle mura degli edifici in abbandono.
La covata conta da 4 a 7 uova bianche e tondeggianti, che vengono incubate per 28 giorni dalla femmina che non si allontana quasi mai dal nido, eccetto che per andare a caccia, anche se in genere è il maschio che procura il cibo. I giovani divengono indipendenti dopo 65-80 giorni di cure parentali.
Il loro verso è caratteristico e in dialetto salentino sono chiamate con un termine decisamente onomatopeico: cucuvascio
La tradizione popolare considera la civetta un animale che porta sfortuna, e molti si augurano che non si metta a cantare sopra il proprio tetto. Nell’antica Grecia invece, la civetta era considerata sacra per la dea Athena (da qui il nome del genere, quello della specie riporta il nome latino dell’uccello), dea della sapienza ed ancora oggi è raffigurata in molti portafortuna.